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REATI CONTRO LA FAMIGLIA

Maltrattamenti in famiglia – Elemento oggettivo e soggettivo – Fattispecie. (C.p., articolo 572)
Perché sussista il reato di maltrattamenti in famiglia occorre che sia accertata una condotta (consistente in aggressioni fisiche o vessazioni o manifestazioni di disprezzo) abitualmente lesiva dell’integrità fisica e del patrimonio morale della persona offesa, che, a causa di ciò, versa in una condizione di sofferenza. Sotto il profilo soggettivo, pertanto, occorre dimostrare della sussistenza di una volontà sopraffattrice idonea ad abbracciare le diverse azioni e a ricollegare a unità i vari episodi di aggressione alla sfera morale e fisica del soggetto passivo. (Nella specie, la Corte ha annullato senza rinvio, per insussistenza del fatto, la condotta contestata, sostanziandosi in alcuni limitati episodi di ingiurie, minacce e percosse nell’arco di circa tre anni, in un contesto in cui, secondo la ricostruzione del giudice di merito, la persona offesa veniva indicata come affatto intimorita, ma semmai solo <<scossa, esasperata, molto carica emotivamente>>).
Sezione VI, sentenza 12 marzo – 2 luglio 2010 n. 25138 – Pres. Mannino; Rel. Conti; Pm (diff.) Volpe.

REATO IN GENERE

Cause di estinzione del reato – Procedimento di oblazione – Domanda di oblazione – Oblazione facoltativa – Condizioni – Rimozione della conseguenze dannose o pericolose – Necessità – Conseguenze.
La permanenza di conseguenze dannose o pericolose del reato eliminabili da parte del contravventore è condizione ostativa alla speciale oblazione di cui all’art. 162 – bis del C.p.: il giudice, quindi, nell’ammettere l’imputato all’oblazione, è tenuto ad accertare anche d’ufficio se tale ostacolo non esista, o sia venuto meno, giustificando il suo convincimento con una, sia pur succinta motivazione. (Nella specie, relativa a contravvenzioni in materia antinfortunistica, la Corte ha ritenuto corretto il diniego dell’ammissione all’oblazione che il giudice di merito aveva motivato argomentando in ragione della mancata eliminazione di irregolarità).
Sezione III, sentenza 5 maggio - 12 luglio 2010 n. 26762 – Pres. De Maio; Rel. Amoroso; Pm (parz. diff.) Passacantando; Ric. Ambrosio.

REATI CONTRO LA PUBBLICA AMMINISTRAZIONE

Concussione –Corruzione – Differenze – Fattispecie. (C.p., articoli 317 e 319)
E’ ravvisabile la concussione, e non la corruzione, in presenza dell’abuso della qualità e dei poteri da parte dell’agente e di una condotta di prevaricazione posti in essere in una posizione di preminenza rispetto alla vittima del reato, assoggettata in posizione di timore – e non certo paritetica – e, quindi indotta non solo a dover pagare una somma dovuta, ma anche minacciata di dover sopportare danni ancora maggiori ove non aderisca all’illecita proposta; mentre a nulla rileva, in senso contrario, il fine della vittima di conseguire comunque, attraverso una modalità illegittima, un vantaggio personale. (Nella specie, è stata ritenuta corretta la qualificazione del fatto a titolo di concussione a carico di un operatore della polizia stradale che, sottoposto a controllo il conducente di un veicolo in condizioni di irregolarità, dopo avergli ritirato la carta di circolazione, lo aveva indotto, minacciandogli anche la possibilità di irrogazione di una ulteriore multa, a versargli una somma di denaro per riottenere il documento).
Sezione VI, sentenza 15 aprile – 7 luglio 2010 n. 25969 –Pres. Mannino; Rel. Colla; Pm (conf.) Selvaggi; Ric. Wu e altri

IMPUGNAZIONI PENALI

Ricorso per cassazione – Casi di ricorso – Modifiche normative introdotte dalla legge 20 febbraio 2006 n. 46 – Vizi risultanti dagli atti del processo – Autosufficienza del ricorso – Conseguenze – Oneri a carico del ricorrente. (C.p.p., articolo 606, comma 1, lettera e)
In tema di ricorso per cassazione, la deduzione del vizio di contraddittorietà della motivazione risultante da un atto del procedimento specificamente indicato, introdotta dalla legge n.46 del 2006, presuppone che la motivazione della sentenza sia basata in modo determinante su una prova insussistente in atti ovvero su un risultato di prova incontestabilmente diverso da quello reale ovvero che sia contrastata insuperabilmente da una prova presente agli atti ma ignorata. In questa prospettiva, in base al principio di autosufficienza del ricorso, occorre che a questo venga allegato l’atto processuale di riferimento ovvero che ve ne sia nel ricorso l’integrale trascrizione o l’indicazione assolutamente puntuale e completa, che non determini la necessità di alcun tipo di ricerca e selezione autonoma.
Sezione IV, sentenza 24 febbraio – 14 maggio 2010 n. 18941 – Pres. Di Virginio; Rel. Citterio; Pm (parz. diff.) De Sandro; Ric. Nuzzo Piscitelli e altri

REATI CONTRO LA FEDE PUBBLICA

Falsità personale – Sostituzione di persona – Clausola di riserva – Rapporti con altri reati contro la fede pubblica – Fattispecie. (C.p., articoli 81 e 494)
Il reato di sostituzione di persona può ritenersi assorbito in altra figura criminosa solo quando ci si trovi in presenza di un unico fatto, contemporaneamente riconducibile sia alla previsione di cui all’art. 494 del C.p., sia a quella di altra norma posta a tutela della fede pubblica; per contro, si ha concorso materiale di reati quando ci si trovi in presenza di una pluralità di fatti e quindi di azioni diverse e separate. (Ciò che la Corte ha ritenuto nella condotta dell’imputato che, dopo essersi presentato sotto falso nome, aveva poi rilasciato delle cambiali firmandole con le false generalità dichiarate, commettendo quindi il reato di cui agli articoli 485 e 491 del C.p., contestandogli esattamente in concorso).
Sezione II, sentenza 18 marzo 2010 – 10 maggio 2010 n. 17767 – Pres. Bardovagni; Rel. Gentile; Ric. Presta

SEQUESTRO PENALE

Sequestro ad iniziativa della polizia giudiziaria – Convalida – Termine – Decorrenza. (C.p.p., articolo 355)
Ai fini della decorrenza dei termini per la convalida del sequestro, occorre fare riferimento non al momento in cui viene redatto il relativo verbale, ma a quello in cui la polizia giudiziaria compie materialmente l’atto che costituisce il sequestro. Per tale deve tuttavia intendersi quello in cui la cosa viene sottratta al possessore al fine di sottoporla al vincolo: quando invece la cosa venga trattenuta solo per l’espletamento di controlli e accertamenti, la sua materiale apprensione non è sufficiente a far decorrere il termine.
Sezione II, sentenza 4 marzo – 17 maggio 2010 n. 18571 – Pres. Sirena; Rel. Gentile; Ric. Sharp e altro

PROVA PENALE

Perizia – Attività del perito – Dichiarazioni raccolte dal perito – Utilizzabilità a fini di prova – Esclusione. ( C.p.p., articoli 191 e 228, comma3)
Le dichiarazioni raccolte dal perito(nella specie, nei confronti della persona offesa in sede di incidente probatorio) esauriscono la loro funzione e validità nella definizione delle risposte ai quesiti che il giudice ha affidato al perito (articolo 228, comma 3, del C.p.p.): ne discende che su tali dichiarazioni il perito non può essere chiamato a rendere testimonianza ai fini dell’accertamento dei fatti e che le medesime dichiarazioni devono essere considerate non utilizzabili ai fini di prova (C.p.p., articolo 191).
Sezione III, sentenza 4 marzo – 4 maggio 2010 n. 16854 – Pres. Onorato; Rel. Marini; Pm (conf.) Montagna

REATO IN GENERE

Concorso di persone nel reato – Concorso di persone nel reato – Concorso anomalo – Concorso pieno – Differenze – Rapporti tra rapina a mano armata e omicidio. (C.p., articoli 110 e 116)
In tema di concorso di persone, il concorso anomalo ex articolo 116 del C.p. ricorre soltanto nel caso in cui l’evento diverso e più grave sia rimasto nella sfera della mera prevedibilità, mentre ricorre il concorso pieno ex articolo 110 del C.p. allorchè detto evento sia stato in concreto previsto e accettato come rischio, in assenza di esplicita dissociazione, considerando che in quest’ultima ipotesi la condotta del correo è connotata, sotto il profilo soggettivo, da dolo eventuale ed è inquadrabile nella responsabilità concorsuale ordinaria. Ciò che si verifica nell’ipotesi dell’omicidio verificatosi a seguito di una rapina a mano armata, giacchè l’accordo per commettere una rapina, per la cui esecuzione non si esclude l’eventualità, si pure non auspicata, di utilizzare una pistola, che implica comunque un gravissimo pericolo per la vita del rapinato, si pone come antecedente causale del più grave reato di omicidio che venga commesso, dato che quest’ultimo evento rientra, secondo l’id quod plerumque accidit, nell’ordinario sviluppo della condotta di rapina.
Sezione VI, sentenza 13 gennaio – 14 maggio 2010 n. 18489 –Pres. Di Virginio; Rel. Milo; Pm (parz. diff.) Febbraro; Ric. Pg appello Venezia e altri in proc. Rubino e altro

REATI CONTRO IL PATRIMONIO

Rapina – Rapina impropria – Furto – Resistenza a pubblico ufficiale – Rapporti. (C.p., articoli 337, 624, 625 e 628, comma 2)
Sussiste il reato di tentata rapina impropria, e non quello di tentato furto in concorso con il reato di resistenza a pubblico ufficiale, nel caso in cui il soggetto, sorpreso in flagranza a sottrarre o impossessarsi della cosa altrui da agenti di polizia giudiziaria, li aggredisca e usi violenza per assicurarsi l’impunità.
Sezione II, sentenza 18 marzo – 10 maggio 2010 n. 17768 – Pres. Bardovagni; Rel. Gentile; Pm (conf.); Ric. Menetti.

PROCEDIMENTO PENALE

Indagini preliminari – Chiusura – Archiviazione – Opposizione alla richiesta di archiviazione – Inammissibilità – Condizioni. (C.p.p.,articoli 408 e 410)
Qualora sia proposta opposizione della persona offesa alla richiesta di archiviazione del pubblico ministero, il Gip, ai sensi dell’art. 410 del C.p.p., può disporre l’archiviazione de plano esclusivamente in presenza di due precise condizioni che legittimano la declaratoria di inammissibilità dell’opposizione: a) l’omessa indicazione dell’oggetto dell’investigazione suppletiva; b )l’infondatezza della notizia di reato. Condizioni della cui sussistenza si deve dare adeguata motivazione, che non può risolversi nella mera sintetica riproduzione del fatto normativo. In particolare, con riferimento all’indicazione dell’investigazione suppletiva, al giudice compete solo di valutare la specificità della richiesta, quanto all’indicazione del tema e della fonte di prova, ma non anche la rilevanza delle indagini richieste, onde non può motivarsi la declaratoria di inammissibilità dell’opposizione in ragione dell’ “inutilità” di tali mezzi di prova, giacchè in tale caso deve procedersi con il rito camerale.
Sezione IV, sentenza 27 arpile – 17 maggio 2010 n.18657 – Pres. Agrò; Rel. Lanza; Pm (diff.) Selvaggi; Ric. persona offesa Lucco in proc. Arcuri e altri.

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